“ … Il Tribunale ha infatti valorizzato la mancanza di portata minacciosa nella frase di cui all’imputazione, frase con la quale l’imputato aveva evocato l’intervento del Procuratore della Repubblica e prospettato un’attività processuale (arresto in flagranza) che doveva apparire chiaramente impossibile per l’assenza dei presupposti di legge. In altri termini il Tribunale ha implicitamente sostenuto la tesi dell’essere stata, l’espressione pronunciata, null’altro che l’iperbole di un atteggiamento di ribellione al comportamento di un collega, ritenuto arbitrario e ingiustificato” (Corte di Cassazione – Sez. quinta Penale – sentenza n. 1006 del 20 aprile 2012 – Relatore Consigliere dott. Maria Vessichelli).

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